Lo sviluppo della civiltà e la presenza dell’acqua costituiscono un parallelismo mai interrotto e reso inscindibile da una interdipendenza totale. L’uomo ha sempre pensato, progettato ed attuato i suoi spostamenti in funzione della disponibilità dell’acqua, al punto che le civiltà dominanti e più durevoli hanno fatto dell’acqua la materia di studio e di lavoro da preporre spesso a tutti gli altri.
I romani furono in questo senso un esempio incredibilmente illuminante. Se la vastità delle loro conquiste era dovuta all’aver inventato la macchina da guerra più perfetta dell’antichità, la legione, la durata del loro impero fu dovuto senz’altro al fatto che furono gli unici, senza predecessori e senza – purtroppo – eredi, a realizzare ovunque strutture, caratterizzate dalla massima durata atta a portare acqua nei centri abitati da sorgenti lontane anche chilometri, distribuirla negli abitati, immagazzinarla in bacini artificiali nelle regioni con scarse precipitazioni, riscaldarla per alimentare bagni pubblici.
Poche altre civiltà arrivarono a tanto, ma comunque l’acqua non ha mai cessato di essere co-protagonista in qualsiasi avventura di cui l’uomo si sia reso protagonista.
Con quel che l’uomo ha chiesto e chiede all’acqua, questa non ha mai cessato, dai primordi ad oggi, di essere l’elemento che copre la quasi totalità delle necessità umane. Dissetarsi, cuocere il cibo, vivere nella pulizia, curarsi, irrigare le coltivazioni, spegnere incendi, realizzare opere murarie, muovere macchine, produrre energia, lavorare i metalli ed ogni altro materiale, persino spostarsi navigando, etc., sono state esigenze che partendo dai bisogni primordiali sono arrivate ad un grado di diversificazione un tempo impensato: oggi arriviamo persino a selezionare il tipo di acqua in funzione delle cure sanitarie necessarie e persino del gusto.