Per la legge italiana le acque minerali commerciabili possono essere divise in varie categorie secondo quanto indicato da un decreto legislativo Decreto Legislativo 8 ottobre 2011 n. 176.
Le “acque minerali”, ben distinte dalle “acque potabili destinate al consumo umano”, vengono classificate in base a parametri estremamente rigorosi.
Residuo fisso: contenuto totale di sali in mg ottenuto da 1 litro di acqua minerale dopo riscaldamento a 180^ ed evaporazione. In base ai valori di residuo fisso, la normativa italiana, fin dal 1980, distingue le acque minerali in:
- acque minimamente mineralizzate (residuo fisso < 50 mg/l);
- acque oligominerali (residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/l);
- acque minerali (residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l);
- acque ricche di sali minerali (residuo fisso superiore a 1500 mg/l.
La normativa italiana attualmente in vigore prevede una classificazione basata sugli elementi chimici predominanti e qualificanti in base ai quali è possibile prevedere, almeno in via teorica, gli effetti biologici, dietetici e medicamentosi di un'acqua minerale. Così abbiamo:
- acque bicarbonate, se il tenore di bicarbonato è superiore a 600 mgll;
- acque solfate, se il tenore dei solfati è superiore a 200 mg/l;
- acque clorurate, se il tenore di cloruro è superiore a 200 mg/l;
- acque calciche, se il tenore di calcio è superiore a 150 mg/l;
- acque magnesiache, se il tenore di magnesio è superiore a 50 mgll;
- acque contenenti fluoro, se il tenore di fluoro è superiore a 1 mg/l;
- acque ferrugìnose, se il tenore di ferro bivalente è superiore a 1 mgll;
- acque sodiche, se il tenore di sodio è superiore a 200 mg/l;
- acque iposodiche, se il tenore di sodio è inferiore a 20 mg/l.